Il gruppo di supporto alla genitorialità adottiva

Il gruppo stimola riflessioni sulla quotidianità, sulle esperienze concrete con il bambino; nel gruppo si discute di come rispondere alle esigenze del bambino, si cerca di dare un senso ai suoi comportamenti spesso difficilmente interpretabili, a casa, a scuola e nei vari contesti di vita. Mano a mano che si sviluppa la fiducia e l’alleanza tra i partecipanti e tra questi ultimi e il terapeuta, risulterà più semplice per il genitore esprimere anche le proprie difficoltà, i propri pensieri difficili da tradurre in parole e spesso “spaventosi” per i loro contenuti di sofferenza e per il sentimento di inadeguatezza che li accompagna. Parlare di sè, del proprio mondo interno, delle proprie parti buie, avvicinare i sentimenti di disagio, difficoltà, anche in relazione alla propria storia di genitori adottivi, permette un confronto all’interno del gruppo che non riguarda solo la vicinanza e la similitudine tra i partecipanti, ma che mette in campo un tema importantissimo che è quello della Diversità. Ogni esperienza pur nella similitudine del tema “adozione” è un’esperienza a se stante. Ogni genitore porta un proprio vissuto e una propria storia personale che si intreccia con il vissuto e la storia del bambino. Dare voce alla propria sensazione di inadeguatezza, di vergogna, di paura, ha anche un altro scopo, oltre a quello di sentirsi accolti e contenuti. Permette al genitore di avvicinare il mondo nascosto del bambino, quel passato dal quale scappa, quel dolore che non può pronunciare. Dal gruppo si ritorna dunque al bambino, al suo benessere che è l’obiettivo ultimo degli incontri. Non essendo più spaventato dalla propria storia, il genitore comunica inconsciamente al bambino che si può guardare in faccia la sofferenza, che anche lui può manifestare un disagio senza che questa esperienza gli venga negata, ma anzi che tale disagio può essere accolto e trasformato in qualcosa di più digeribile per lui.