In questa intervista, l’autrice de “La Scuola Possibile” e psicoterapeuta Raffaella Russo indossa i panni della scrittrice. Oggetto di interesse e curiosità è il suo ultimo prodotto editoriale “Mio fratello viene dalla Luna“, edito da Emmebi Edizioni di Firenze, illustrato da Claudia Martino e corredato da un’intervista e dal testo della canzone “Sulle nostre ali nuove” di Esposito e Moschitta, cantata da Noemi Umani. Grazie ad un’edizione “aumentata”, è possibile ascoltare l’intervista e la canzone, che completano il racconto e lo arricchiscono di informazioni e spunti di riflessione, sul tema dell’adozione.
L’autrice incontra abitualmente, per lavoro, genitori adottivi e figli adottati, per cui conosce benissimo le dinamiche e le esigenze di queste famiglie, ma attraverso la scrittura narrativa è riuscita a lanciare dei messaggi chiari e allo stesso tempo “leggeri”, proprio per offrire altre chiavi di lettura, oltre a quelle già utilizzate e a volte non funzionali ad aprire le porte al “nuovo”.
Perché hai sentito il bisogno di scrivere un racconto per trattare il tema dell’Adozione?
Il racconto “Mio Fratello viene dalla Luna” nasce dal lavoro con i gruppi di supporto alla genitorialità adottiva in cui i genitori adottivi possono confrontarsi e condividere momenti della vita quotidiana dei loro figli, i successi e le difficoltà, in uno spazio libero dal giudizio e pronto ad accogliere le risonanze emotive rispetto ai comportamenti e alle modalità relazionali che i loro figli mettono in campo ogni giorno. Scrivere un racconto è per me “dare voce” a tutto ciò che dell’adozione viene tenuto almeno parzialmente nascosto, ossia in particolar modo dare voce agli aspetti difficili dell’adozione, ai momenti in cui i genitori si trovano spiazzati di fronte ad un comportamento “inspiegabile” del figlio, come può essere uno sbattere la testa, soprattutto nei bambini molto piccoli, una difficoltà a stare fermi, a concentrarsi, specie nel contesto scolastico. Quindi la narrazione ha lo scopo di fare luce sul mondo emotivo, intimo del bambino adottato, ma non solo. Attraverso il racconto trovano spazio e conforto anche le emozioni dei genitori, le loro paure, le loro esitazioni, e di contro la loro forza, le loro risorse.
Come può la narrativa veicolare messaggi positivi sull’adozione e far comprendere le situazioni che vivono tutte le persone coinvolte?
Attraverso il racconto, i lettori possono identificarsi con i personaggi, trovare delle risposte senza necessariamente doversi esporre in prima persona. La storia è utile proprio a questo.
I genitori in attesa di adozione possono iniziare a familiarizzare con i contenuti emotivi che un bambino adottato porta con sé, legati inevitabilmente ai vissuti di abbandono e perdita. Possono inoltre essere invogliati a considerare che le spiegazioni che daranno a questo bambino sono fondamentali per l’instaurarsi di una relazione empatica ed accogliente. Un genitore adottivo può trovare un conforto, sentire che c’è la possibilità di fermarsi su quanto sta accadendo in se stesso e nel rapporto con il proprio figlio, scoprire di non essere solo nella difficoltà, e riflettere sulle proprie risorse, su cosa si può mettere in campo per superare una situazione complessa.
Infine la storia può essere raccontata, con la guida di un adulto, genitore o insegnante, anche ai bambini, proprio per avvicinarli ad esplorare il mondo della Luna, provare a trovare poi il modo per avvicinarsi ad un bambino che potrebbe vivere delle difficoltà a livello comportamentale ed emotivo. Non si tratta solo di “conoscere” l’adozione e muoversi verso un compagno adottato in modo diverso e più consapevole, ma anche di riflettere su se stessi, sul proprio mondo emotivo, di stimolare i bambini a cercare sempre un senso a quanto accade, un senso che generalmente non segue una logica razionale.
Nella storia di Oleg a “giocare” un ruolo importante è il fratello: quanto conta per un bambino adottato avere un “compagno” in casa?
Il fratello di Oleg, Luca, ha un ruolo fondamentale nel racconto. È la voce che dà un senso a quanto sta accadendo. È il personaggio nel quale possono identificarsi i genitori, che più si mette in gioco nella relazione, che più tenta di capire senza farsi fermare dalla paura e dai sensi di colpa che spesso vivono i genitori adottivi, per non esserci stati nei momenti in cui il bambino è stato abbandonato e lasciato solo. Luca è sì il fratello, ma vuole essere soprattutto l’anima battagliera del genitore, che non molla, che non lascia solo, che si interroga sempre, che si mette in gioco. Questo ultimo punto è fondamentale, il mettersi in gioco, sentire che bisogna concedere alle proprie sensazioni ed emozioni, anche di sconforto e di rabbia, uno spazio, tentando sempre di mantenere un contatto col bambino, facendo entrare la sua Luna, avvicinando il suo mondo senza temerlo.
Luca è anche un fratello. La presenza di un compagno per un bambino adottato può essere sicuramente una risorsa. Una risorsa che comunque va seguita, monitorata. Va aiutato lui a relazionarsi con un bambino che arriva in casa, che occuperà inevitabilmente spazi che fino ad allora sono stati solo suoi, spazi soprattutto mentali ed emotivi. Le relazioni tra fratelli vanno sempre seguite, sia che si tratti di un figlio biologico ed uno adottato, sia che si tratti di due bambini adottati, insieme o in momenti differenti. Perché aspetti conflittuali possono sempre nascere, ma meritano di essere pensati e trasformati. E questo lo fa prevalentemente il genitore che crea uno spazio interno per accogliere le esigenze di tutti, le emozioni non elaborate e prova a dar loro un senso, affinché la relazione tra fratelli possa anch’essa trasformarsi in una risorsa per il bambino adottato, anch’essa avere un valore riparatorio rispetto alle ferite che il bambino ha vissuto.
Ad un certo punto del racconto, Luca e la famiglia devono prendere una decisione: seguire regolarmente le lezioni a scuola (nel caso di Luca) o assentarsi per andare in Russia ad incontrare il “nuovo” fratellino. Qual è la tua visione da psicoterapeuta rispetto a questo? Varrebbe la pena vivere direttamente un’esperienza del genere, andando contro alcune regole e ritmi imposti?
Mi sento di dire che ogni caso, ogni situazione andrebbero valutati singolarmente. Come vivono i genitori questo momento? Sarebbero sereni a portare il figlio con loro, o preferiscono vivere questo passaggio importante esclusivamente come coppia? Si tratta di una situazione in cui il carico emotivo è molto alto. D’altra parte i genitori potrebbero sentire che vivere un’esperienza del genere come famiglia, quindi consentendo anche ai fratelli di partecipare al viaggio che li porterà nel paese del bambino, sia importante, proprio affinché tutti debbano sentirsi parte di quel processo che li porterà a cercare un posto dentro il loro cuore per far spazio al nuovo, al diverso, a ciò che scombussolerà gli equilibri raggiunti. Credo che in determinate situazioni, si possono superare le regole e i ritmi imposti, anche se a volte sembra impossibile.
Perché hai scelto proprio la Luna come luogo di provenienza di Oleg?
La Luna simboleggia un mondo altro, differente dal proprio. Sulla Luna succedono cose che sulla Terra non accadrebbero. I comportamenti di Oleg fanno proprio pensare che venga dallo spazio. Luca è il primo a cogliere l’importanza di trovare il coraggio di andare sulla Luna, di accogliere i movimenti di Oleg, a volte bruschi, a volte spaventosi, per andare proprio là dove sente che il fratellino ha paura, sta soffrendo, si sente disperato. Prima di far atterrare Oleg sulla Terra, c’è bisogno di sentire i richiami della Luna e di trovare loro un senso. Quando Oleg strappa con i denti la sua maglietta preferita, quando sente la paura per i posti nuovi e per le feste, quando guarda fuori dalla finestra mentre la maestra spiega, sembra proprio che ci sia una forza lunare che lo attragga a sé; sembra che si trovi in un altro mondo. Luca si metterà in ascolto di questi “messaggi lunari”, non solo accogliendo le reazioni di Oleg, ma anche le sue emozioni, ciò che suscita in lui il comportamento poco convenzionale del fratello. Perché di parti “lunari” ne abbiamo tutti, ma spesso vengono dimenticate o tenute ben nascoste.
Come cambia la fruizione di un testo che tratta tale tema in una realtà editoriale “aumentata”?
La realtà aumentata offre qualcosa in più, arricchisce il testo, sia di contenuti professionali che emotivi. In questo caso ad accompagnare il racconto c’è la mia video-intervista, in cui, oltre a presentare ai lettori il racconto, la sua storia e i suoi obiettivi, tratto anche argomenti specifici legati al tema dell’adozione: come ci si arriva, chi sono i genitori adottivi, cosa si aspettano e cosa trovano poi nell’adozione.
Oltre all’intervista si può ascoltare una canzone scritta da Maria Donata Moschitta, con la musica composta da Luigi Esposito e cantata dalla soprano Noemi Umani. La canzone “Sulle nostre nuove ali” parla proprio dell’incontro tra una mamma e la sua bambina, dando risalto alle emozioni fortissime che legano sin da subito le due protagoniste.
A chi consiglieresti la lettura del racconto e perché?
Il racconto è rivolto in primis ai genitori che sono in attesa di concludere l’iter adottivo e di incontrare il loro bambino e a quelli che hanno già adottato. È utile per non sentirsi soli, per trovare uno spazio di riflessione e per accogliere con coraggio la paura e lo smarrimento.
L’obiettivo è sottolineare l’importante valore del legame adottivo, quel legame che può andare a ricomporre il cuore frantumato di un bambino, un cuore che ha dovuto vivere l’esperienza devastante dell’essere abbandonati proprio da chi dovrebbe al contrario garantire la sopravvivenza.
Il racconto può essere anche letto dai bambini, adottati e non, con la guida dei genitori o degli insegnanti, che sempre più spesso si trovano ad affrontare in classe il tema dell’adozione, e può rappresentare una forma di apertura a tutti i temi che ruotano intorno alle situazioni di “fragilità emotiva” dei bambini.
Grazie a Raffaella per averci donato il suo racconto e il suo tempo. Speriamo di aver offerto ai lettori un’opportunità in più per conoscere meglio il mondo delle adozioni.
Per avere maggiori informazioni e per acquistare il testo online, è possibile visitare il sito della casa editrice, nell’area shop.
Marco Pellegrino
Docente di sostegno dell’ IC “Maria Montessori” e formatore sulla didattica per competenze e inclusiva
Articolo pubblicato sulla rivista telematica di percorsi per l’integrazione www.lascuolapossibile.it (numero 98 dicembre 2019)