Le pagelle di Babbo Natale

In questo periodo dell’anno i bambini sono febbricitanti per l’attesa del Natale ed in particolare sono impegnatissimi a raccogliere idee e stilare liste infinite di regali da scrivere sulla letterina per Babbo Natale. Se ci fate caso, la maggior parte delle letterine inizia cosi: “Visto che quest’anno sono stato molto bravo”, alcuni più realistici azzardano un “abbastanza bravo”, altri invece si sentono in dovere di scusarsi con formule che recitano più o meno cosi “anche se non sono stato sempre bravo; se ho commesso qualche monelleria; se ho fatto i capricci”, omettendo i tentativi di strangolamento di fratellini e sorelline più piccoli per paura di conseguenze irreparabili.

In ogni caso, sembrerebbe che anche Babbo Natale sia uno dei tanti giudici che i bambini debbano incontrare nella loro vita quotidiana, pronto ad emettere l’ennesimo verdetto sulla loro condotta. Seduto dietro una scrivania, lo immaginiamo a leggere milioni di lettere, a separare quelle dei bambini buoni dalle altre, e a programmare per i primi l’arrivo di tanti bei regali e a destinare ai più monelli sacchi pieni di carbone.

Noi adulti, insegnanti, educatori e genitori, sollecitiamo Babbo Natale a fare suo il nostro metro di valutazione, lo vorremmo a riempire schede e questionari e a valutare i bambini possibilmente utilizzando il metodo dei Premi e delle Punizioni. Non a caso la minaccia più usata dagli adulti in questo periodo suona cosi: “Guarda che Babbo Natale lo vede quello che stai combinando, e si regolerà di conseguenza”.

Stando cosi le cose, non facciamo che utilizzare un pensiero logico-razionale su una figura e una leggenda che ha ben poco di razionale e molto di magico. Dovremmo abbandonare le nostre classificazioni e la nostra necessità di valutare sempre e comunque ciò che si può fare da ciò che non si deve fare, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che va premiato da ciò che merita una severa punizione. Proviamo invece a recuperare un po’ di quel pensiero magico che caratterizza il mondo cognitivo del bambino almeno fino ai 7 anni. Piaget[1]ci dice che il bambino tra i 2 e i 7 anni utilizza un pensiero magico per rappresentarsi la realtà. Non si tratta di un’invenzione, di una bugia sul reale, poiché il bambino pensa realmente che la sua storia possa esistere. Per capirci, il bambino non racconta la storia di Babbo Natale come fosse una favola, ma ci crede fermamente. Il suo è un pensiero sicuramente egocentrico, teso ed incentrato sull’Io, che utilizza il proprio come unico punto di vista, che porta il bambino a credere ad esempio che l’erba di un prato cresca cosicché se lui cade non si farà del male, un pensiero, dunque, che libera il bambino dall’angoscia di ciò che non conosce e che non è prevedibile. Un pensiero che non considera l’organizzazione spazio-temporale degli eventi e che risulta impermeabile all’evidenza. Freud[2] accosta il pensiero magico dell’uomo primitivo a quello del bambino, ritenendo che la magia sia prodotta dal desiderio.

Se riuscissimo a calarci nella mente di un bambino, se riuscissimo a cogliere l’importanza di dare anima e corpo a oggetti e mondi fantastici, potremmo anche credere che esiste un uomo di una certa d’età, con un gran pancione, che vive al Polo Nord, o comunque in un posto freddo, dove c’è la neve, di cui si può anche non conoscere l’indirizzo esatto, poiché la letterina ci arriverà lo stesso. Seduto vicino al fuoco di un camino, sorseggia una tazza di tè caldo e intanto legge le letterine del bambini. Ed è contento. Si fa aiutare da una banda di folletti gioiosi e canterini, abili nel preparare giochi e dolcetti nel loro laboratorio dove tutto procede con gran fermento.

In una sola notte, su una slitta trainata da renne, di cui una con il naso rosso, vola di casa in casa per consegnare i regali e riesce persino a fare il giro del mondo. Ed è contento perché ama i bambini cosi come sono. E non chiede niente in cambio, se non un sorso di latte e qualche biscotto.

Allora potremmo credere anche in una amore senza pretese, al di fuori e al di là delle nostre categorie di giudizio. Potremmo pensare che il bambino bravo meriti le stesse attenzioni del bambino capriccioso, così come anche noi vorremmo ricevere affetto anche quando sia arrabbiati e stanchi e tiriamo fuori il peggio di noi.

È questa forse la vera magia. La magia di qualcuno che dona senza volere niente in cambio. Non vi mette pace e serenità, questo pensiero? Non vi fa sentire come quando neoanti ricevevate l’amore materno senza necessità di essere “bravi”, ma anzi, potendo manifestare qualsiasi disagio piangendo e strillando?

Il mio vuole essere un invito a lasciare i bambini liberi di immaginare un mondo fantastico, un uomo con il pancione che passa da un camino, anche dove il camino non c’è, folletti con le scarpe a punta e renne dal naso rosso. Lasciamoli con le loro liste infinite di regali senza preoccuparci se non li potremmo esaudire, perché Babbo Natale non può deludere, lui pensa a tutti come e nella misura in cui può.

Lasciamo ai bambini la possibilità di immaginarsi degni di un amore incondizionato, e non solo da parte di Babbo Natale intendiamoci.

[1] Piaget J. “La rappresentazione del mondo nel fanciullo” Edizioni Scientifiche Einaudi, Torino 1955

[2] Freud S. (1913)“Totem e Tabù” Bollati Boringhieri, Torino 2011

 

Pubblicato su www.lascuolapossibile.it nel numero di dicembre 2018

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