Il 19 marzo è la festa del papà: ma di quale papà stiamo parlando? Chi sono e come sono i papà di oggi? Come è cambiato il loro ruolo nella società moderna? Quale importanza riveste il tipo di relazione che creano con i figli?
Nella visione “classica” della psicoanalisi la figura del padre viene descritta come colui che protegge nei primi mesi la coppia madre-bambino, ne tutela la fusione, sostenendo la madre e aiutandola a non sentirsi sola, per poi permettere alla coppia di uscire da questo stato simbiotico presentandosi al piccolo come “Altro dalla madre“, come figura del mondo esterno con cui iniziare a relazionarsi. Nella famiglia tradizionale, il padre esercita il ruolo dell’autorità, mette le regole, dà i “no”, favorendo cosi la formazione del “Super-Io” nel bambino, quella coscienza interna che gli permette di saper distinguere cosa è sbagliato da cosa è giusto, di conoscere le regole del mondo e di riuscire ad adattarcisi.
Attualmente il ruolo paterno sta attraversando una evidente trasformazione. La frase usata dai nostri genitori “lo dico a tuo padre” da minaccia è diventata segno di un’intesa e di una condivisione di cure tra madre e padre. Una mamma può parlare della condotta di un figlio al padre per trovare in lui un alleato e non un mero esecutore di punizioni. I padri di oggi non si limitano a mettere regole e a punire, ma partecipano attivamente alla cura e alla crescita dei figli sin dalla nascita; rispondono al pianto del bambino, danno il biberon, lo portano a passeggio e soprattutto giocano con lui. Anche se c’è un avvicinarsi e uno scambio tra i ruoli “classici” della madre e quello del padre, anche una madre può sgridare e “punire” ad esempio, questo non significa che ci sia una confusione di ruoli, non significa che la figura del padre stia trasformandosi nella figura di un “mammo” o di una “mamma-bis”. Anche svolgendo le stesse funzioni, ognuno lo fa in modo differente e questo è legato molto alle caratteristiche individuali, più che al ruolo. Filippo, il papà di Matteo, avrà dei tratti personali che lo porteranno a relazionarsi al figlio in un modo specifico che sarà sicuramente differente da quello con cui si relaziona Matilde, la mamma. Anche se entrambi gli danno da mangiare, lo aiutano a vestirsi, ci giocano insieme e lo coccolano, il bambino si renderà conto delle differenze e si comporterà in modo diverso con loro.
Una madre e un padre lavorano in squadra. La loro coesione educativa e il rispetto reciproco permettono di costruire intorno al bambino un clima sereno che favorisce la crescita. I loro modi di comportarsi diversi con i figli arricchiscono le esperienze relazionali del bambino, che impara abilità e attitudini relazionali diverse da entrambi i genitori. Per esempio da una madre può apprendere il calore e la vicinanza affettiva, attraverso le coccole e gli abbracci, e da un padre il controllo dei movimenti, lo sperimentarsi, provando anche ciò che sembrerebbe impossibile, attraverso giochi fisici, arrampicate, corse.
Se non è il capo autoritario della tradizione, il padre oggi è una guida autorevole che aiuta i figli ad acquisire sicurezza, che crea un ambiente che merita la loro fiducia, che si pone come punto di riferimento per un bambino che cresce. Se la madre dà sicurezza e rassicurazione primaria, il papà spinge all’intraprendenza soprattutto i figli maschi, poiché li sente più simili a loro, ma questo diventa importante anche con le bambine, per crescere figlie più sicure e meno ansiose.
Vorrei lanciare un appello ai papà che hanno delle figlie: non abbiate paura di coinvolgerle in giochi ed attività simili a quelli che fareste con un maschio, nello stesso tempo quando saranno adolescenti, evitate giudizi negativi sul loro aspetto fisico e notate quando indossano un abito nuovo o un look diverso, in questo modo le autorizzerete a coltivare anche la loro femminilità. Insegnate loro a saper affrontare le questioni pratiche, per non diventare dipendenti da un uomo, abituatele a destreggiarsi nel mondo sociale e non solo in quello familiare.
Se il padre non è più colui che dà regole e punizioni, chi esercita oggi l’autorità in famiglia? Anche nella società moderna i figli hanno bisogno di contenimento, di adulti capaci di trasmettere valori e regole in modo chiaro e preciso. Le regole danno sicurezza ai bambini, fanno capire innanzitutto che sono i genitori ad avere in mano il controllo della situazione, che sanno cosa è meglio, che sanno proteggerli.
Ci sono momenti in cui un genitore deve saper dire di “NO”, anche se questo può scatenare il malcontento dei figli, e procrastinare dei capricci che con un “Sì” potrebbero eliminarsi all’istante. Le conseguenze di un atteggiamento sempre permissivo nell’infanzia si vedranno in seguito, specialmente in adolescenza, quando i ragazzi non saranno pronti a tollerare la frustrazione e a sopportare il rifiuto o il dolore.
Quindi anche oggi c’è bisogno di figure autorevoli, che insieme sappiano dare calore, affettività e regole. Un padre oggi può per esempio svolgere un’azione di collegamento tra il gruppo familiare e quello dei pari, insegnando alcune abilità al bambino, come arrampicarsi, andare in bicicletta, lanciare una palla, avvicinarsi senza timore alle novità, sperimentarsi; un padre permette di acquisire sicurezza in se stesso, che è la base per un bambino per avvicinarsi con fiducia agli altri e socializzare.
Ma un padre non è solo quello che prepara alle sfide.
Un padre è un compagno di passeggiate, di racconti, di scambio di idee.
Un padre è anche abbracci, coccole, e sorrisi.
È una spalla su cui piangere, è il corpo che accoglie quando il mondo fa un po’ più paura.
Testo di riferimento
Oliverio Ferraris, A., Sarti, P.(2005). Sarò padre. Desiderare, accogliere, saper crescere un figlio. Firenze: Giunti Editore.
Pubblicato sul numero 91 di marzo 2019 della rivista telematica www.lascuolapossibile.it